AFRICA

Progetto Aiuti al Madagascar

Un tempo l’isola del Madagascar veniva chiamata “l’isola felice”.
Oggi. Purtroppo dobbiamo constatare che non è più così. Sull’isola mancano strutture adeguate alla normale sopravvivenza. La nostra Fondazione si impegna nella realizzazione di due importanti progetti ( uno a sud e il secondo a nord) a vantaggio della popolazione, soprattutto di quella più giovane.
 
 
 
 
Sud del Madagascar
NUOVISSIMO PROGETTO 2007
 
 
 
REALIZZAZIONE DI UN DISPENSARIO PER LA CURA DEI BAMBINI A TULEAR      
 
Non abbiamo ancora completamente terminato la realizzazione dell’ultimo progetto alle isole Salomone (Ricerca fondi per la costruzione di un ospedale per bambini), che ecco spuntare una nuova richiesta, questa volta a vantaggio dei bambini del sud del Madagascar.
Partiamo quindi con un nuovo progetto: “Ricerca fondi per la costruzione di un dispensario per la prevenzione delle malattie infantili nella zona di Mahavatse e di Tulear nell’isola del Madagfascar.
La richiesta ci viene dal missionario salesiano, parroco di quel distretto don Carmelo Bucceri.
 
LETTERA DEL MISSIONARIO
 
Tulear: 09 – 02 - 2007
Carissimo don Silvio
 
In seguito a un nostro scambio epistolare (o di e mail se vuoi) ho cercato di mettere su un piccolo progetto che riguarda la costruzione di un Dispensario nella nostra Parrocchia di Mahavatse a Tulear.
Ti allego una descrizione del luogo dove lavoriamo affinché tutti i nostri amici e benefattori possano avere una idea sommaria dell’ambiente in cui ci troviamo.
In questo momento utilizziamo due sale parrocchiali adibite a dispensario per curare le decine di malati che ogni giorno vengono da noi a chiedere le medicine e la consultazione presso il nostro medico.
Una industria locale ha messo a disposizione il medico e noi abbiamo offerto due sale della parrocchia per curare gli ammalati. Un infermiere assicura le punture e quanto occorre per curare gli ammalati.
Evidentemente ciò crea una grande confusione tra i cristiani che vengono a trovare il parroco, i bambini ammalati fuori dalla porta del dottore, tra i cristiani che vengono a chiedere il certificato di battesimo e i vecchietti tubercolotici che aspettano per prendere le medicine.
In un terreno accanto alla parrocchia, già molti anni fa, i nostri predecessori avevano previsto la costruzione di un piccolo dispensario per curare quanti avessero bisogno senza badare alla fede religiosa o alla provenienza. Purtroppo la mancanza di fondi non ci ha permesso di realizzarlo.
Per questo adesso mi rivolgo a te e ai tuoi tanti benefattori.
 
Chiediamo umilmente, nella misura delle vostre possibilità, se potete finanziare la costruzione del Dispensario che servirebbe le decine di ammalati, soprattutto bambini e anziani, della nostra Parrocchia e dei quartieri limitrofi.
Il costo della costruzione è di 45 mila Euro
Per il mobilio interno si potrebbe già utilizzare qualcosa di quello che esiste già e, in seguito, potrei rivolgermi ad altri amici e benefattori
Scusa la nostra semplicità con cui ci rivolgiamo a voi ma anche il nostro Padre don Bosco, penso che avrebbe fatto lo stesso per salvare tanta gente povera e sofferente.
Un grazie in anticipo per tutto quello che potrete fare per la realizzazione di questa opera.
Tulear
 
 
                                                                                              P. Carmelo Buccieri
                                                                                              Salesiano di don Bosco
 
UN’OPERA NECESSARIA
 
L’ultimo mio viaggio in Madagascar avvenne a maggio del 2004 e in quell’occasione la nostra Fondazione realizzò il primo lungometraggio sul tema del “diritto al sorriso”. Quel viaggio terminava proprio a Tulear, nel sud dell’isola e lì con i miei collaboratori si decise di finanziare un progetto per la costruzione di un complesso scolastico. Il progetto è stato ultimato nel dicembre del 2005 (vedi sito internet http://www.sales.it/mondo/madagascar.htm).
Allora era direttore dell’opera il salesiano don Vladimiro e mi ricordo il suo commento sui medici che curavano i malati della sua parrocchia. A dire il vero non vi erano medici. C’era soltanto un veterinario che curava indifferentemente animali e umani. Lo chiamavano “l’uomo che non chiede mai”. Abituato a curare gli animali che, naturalmente, non hanno il dono della parola, non chiedeva mai nulla ai poveri bambini o vecchi che si rivolgevano a lui per essere curati. Li guardava semplicemente negli e distribuiva diagnosi e medicine. Il più delle volte il povero malcapitato moriva entro una settimana.
 
GRAZIE
Ora la salvezza arriva con la presenza di un vero dispensario in cui opereranno presto veri medici e infermieri. Questo sarà anche merito tuo, se vorrai aiutarci nel salvare anche solo una vita umana. Allora la tua vita non sarà spesa invano. Ti ringrazio per questo.
Anche una piccola offerta, unita a quella di tanti, sarà utile a migliorare questo nostro mondo abitato da tutti noi.
 
L’OPERA DEI SALESIANI DI DON BOSCO A TULEAR
 
DESCRIZIONE
 
La città di Tuléar è situata al sud ovest del Madagascar sulla zona del Tropico del Capricorno. La popolazione è di origine soprattutto rurale ed esiste una grande presenza di pescatori. Nella sua struttura sociale conserva molte caratteristiche della vita del villaggio, ma nelle sue tendenze, soprattutto presso i giovani, si trova già tutto un mondo di rappresentazioni e di sogni che sono proprio di una città. Le persone sono nello stesso tempo dei contadini che vivono in una città e degli abitanti di una città che vivono in un villaggio. Tutto questo crea dei problemi dal punto di vista psicologico e sociale. Per esempio il conflitto tra le generazioni. I bambini non riconoscono più i valori tradizionali della vita del villaggio (rispetto dei genitori e dell’autorità, solidarietà nel clan familiare, rispetto per la vita) I genitori abdicano facilmente al loro ruolo educativo perché si sentono perduti e fuori moda. Si va incontro alla perdita dell’autorità dei genitori e della famiglia.
L’offerta scolastica è insufficiente se non ci fosse l’impegno della Chiesa cattolica in questo settore. Ma per delle ragioni economiche le scuole cattoliche sono obbligate ad accogliere gli allievi di cui le famiglie hanno la possibilità di pagare le rette scolastiche. Di conseguenza esiste tutta una folla di bambini e di giovani che non hanno alcuna possibilità di accesso nemmeno al primo grado di istruzione
 
LA SITUAZIONE ECONOMICA
 
Il mestiere della popolazione è di una estrema diversità. Ci sono dei piccoli rivenditori, dei piccoli commercianti, impiegati il cui ricavato non permette loro di sovvenire ai bisogni vitali della famiglia in maniera stabile.
Gli introiti di conseguenza sono instabili e precari. Essi sono qualche volta nella impossibilità di far studiare i loro figli. A maggior ragione è evidente che non hanno soldi per curarsi quando sono malati. Senza parlare della difficoltà quotidiana nel trovare da mangiare.
 
LA SITUAZIONE FAMILIARE
 
Il fenomeno più triste è l’assenza di legami stabili al livello familiare. Secondo degli studi statistici il 66% delle famiglie non hanno un legame stabile, ma una analisi più approfondita rivela che la disaffezione su questo piano è crescente. Questo si spiega con una grave situazione di povertà, di mancanza di lavoro e per una certa mentalità che non considera come importante il legame familiare. Inoltre la donna è considerata (e si considera ella stessa )in funzione della procreazione. Si assiste alla disgregazione del nucleo familiare, all’abbandono della parte dell’uomo dei suoi figli e della moglie la quale è obbligata a gestire da sola la famiglia. Tutto questo genera una situazione di grave povertà, l’abbandono scolastico, l’assenza di preoccupazione educativa, la prostituzione delle giovani e delle loro madri. Si vive di espedienti al mercato, alla stazione dei taxi brousse e in giro per la città.
Nel fatto che gli uomini abbandonano facilmente la famiglia si vede sia una totale mancanza di maturità sul piano affettivo, sia la ricerca di lavoro altrove. Ma più spesso essi non rientrano più a causa della vergogna che hanno nel non essere capaci di assicurare alla famiglia una vita accettabile.
Come conseguenza di tutto ciò i ragazzi e i giovani, di cui la maggior parte ignoranti, sono attirati dal ladrocinio, dalla droga, dal vagabondaggio, dalla vita nella strada, dal banditismo, dalla promiscuità sessuale. Le giovani si trovano incinte all’età di 14-15 anni. Molte tra di loro accettano i bambini nella casa dei genitori dove coabitano con un uomo senza raggiungere il matrimonio e dunque la speranza di un legame stabile. Si incontrano così famiglie costituite dalla madre e da diversi figli frutto di unioni successive.
 
SITUAZIONE SCOLASTICA
 
Ci sono molti bambini che lasciano la scuola sia a livello primario sia a livello secondario. Per molti ragazzi la scolarizzazione è tardiva per mancanza di finanziamenti per cui si è obbligati ad assicurare il mangiare e il vestito. Di conseguenza è evidente che questi ragazzi non hanno alcuna motivazione per continuare i loro studi di base a causa della fame e all’impossibilità di comprare il materiale scolastico. La scolarizzazione è valutata à 60%.
 
I GIOVANI
 
Molti giovani superiori ai 15 anni hanno già abbandonato la scuola. Cercano il lavoro ma praticamente bighellonano nelle strade, abbandonati a se stessi e attirati spesso dalla droga, dall’alcool, la prostituzione. Pertanto il desiderio di apprendere un mestiere è vivo presso molti di loro.
Per il fatto che molti ragazzi vivono con la loro madre vedova o celibe o abbandonata dal marito o divorziata, essi sono interamente mantenuti dalla madre che non ha né lavoro né rendite finanziarie. In altri casi, abbandonati dai loro genitori, essi sono presi in carico dai nonni. Nella maggior parte dei casi sono dei ragazzi venuti da famiglie numerose. I loro genitori, là dove c’è un nucleo familiare regolare, con un budget familiare al limite della sopravvivenza, non possono assolutamente sovvenire alle spese scolastiche troppo elevate per essi. La conseguenza è una folla di bambini, giovani e ragazze che non hanno alcuna scolarizzazione e che bighellonano tutta la giornata nella strada.
 
 
SITUAZIONE RELIGIOSA
 
La popolazione di Tuléar comprende 40% di cattolici, 20% di protestanti e 40% di animisti. L’appartenenza alle differenti chiese cristiane e soprattutto alla chiesa cattolica è considerevole. Ma la situazione economica irregolare allontana adulti e piccoli dalla Chiesa e la situazione di abbandono e di povertà condanna allo scarto dalla vita sociale e ecclesiale gli adulti.
Inoltre l’assenza di legami stabili nella famiglia pone gravi problemi tanto per la fede degli adulti che per la fede dei ragazzi e giovani. Da qualche anno l’appartenenza alla Chiesa è fortemente problematica a causa delle diverse sette che pullulano a Tuléar e che propongono una religiosità consolatrice, emotiva con il miraggio di vantaggi economici.
Si assiste anche tra i cattolici praticanti, a una sorte di frattura tra la pratica religiosa e la condotta morale. Gli ambiti più attaccati da questa frattura sono quelli della fedeltà coniugale, della stabilità del legame familiare, della responsabilità di fronte ai figli, del controllo dell’istinto sessuale, dell’alcool, del furto, dell’imbroglio.
 
SITUAZIONE SANITARIA E NUTRIZIONALE
 
Nel 1989 i Salesiani avviano una attività sociale a livello sanitario: il Centro Sanitario del Quartiere. Si comincia innanzitutto con la distribuzione di medicine ai più poveri e le prime cure necessarie. Poco a poco il Centro diventa il punto di riferimento del quartiere. Nel Centro si trovano le medicine più comuni e accessibili a tutti. Il Centro accoglie gratuitamente i più bisognosi.
Il Centro segue da vicino la salute degli operai della Missione (circa 80) e le loro famiglie, tutti gli studenti del Centro don Bosco, della Promozione Femminile e della grande “Scuola Elementare e Media Sacro Cuore di Mahavatse”.
Si nota una malnutrizione cronica in molti bambini (insieme ai loro genitori) e la presenza di malattie frequenti per mancanza di medicine necessarie e elementari.
 
SINTESI DELLA SITUAZIONE GENERALE
Disgregazione del nucleo familiare, abbandono dalla parte dei genitori del loro ruolo educativo.
Donne sole a gestire la famiglia
Conflitto generazionale.
Mancanza di scolarizzazione.
Povertà culturale.
Necessità di creare una nuova aggregazione nei quartieri.
Sradicamento culturale e sociale.
Povertà, mancanza di lavoro e di prospettive di futuro.
Catechesi praticamente inesistente.
Mancanza di veritiera esperienza religiosa e comunitaria in profondità   
Fede concepita solamente come preghiera e canto.
Mancanza di impegno sociale concreto come espressione della fede.
Pratica sacramentale piuttosto superstiziosa.
Mancanza di nucleo familiare significativo.
 
Nord del Magagascar
PROGETTO ACQUA
 

 
EMERGENZA CICLONE A BEMANEVIKY
 
Sono pochi giorni fa il nord dell’isola è stato quasi completamente devastato dalla potenza di un ciclone proveniente dall’oceano indiano.
Una lettera del missionario Padre Rosario Saro Vella che è giunta oggi (23 marzo 2007) alla sede della nostra Fondazione, contiene una descrizione dei disastri provocati dal ciclone e un accorato appello per aiutare la popolazione fortemente colpita da questa tremenda alluvione..
L’acqua resta un bene indispensabile all’umanità, ma molte popolazioni della terra ne lamentano la mancanza. Proprio in questo mese di marzo alcune organizzazioni di solidarietà hanno iniziato una campagna per raccogliere fondi a sostegno delle terre senz’acqua. A volte però, in caso di alluvioni, l’abbondanza di acqua può provocare forti disastri, come è appunto successo in Madagascar. In entrambi i casi (mancanza o abbondanza) l’acqua può generare grandi problemi di sopravvivenza. L’aiuto che la nostra Fondazione chiede rientra in questa campagna per l’acqua. Soprattutto è un aiuto a vantaggio dei bambini del mondo, che in quanto deboli e indifesi sono sempre le vittime più colpite.
 
 
Lettera del missionario salesiano don Vladimiro e richiesta di aiuto
 
Salve,
scusate se vi disturbo, ma sono appena tornato da Bemaneviky, dove mi sono recato domenica scorsa, appena passato il ciclone. Vi allego la lettera di Saro Vella, dove descrive la venuta del ciclone. Vi invio anche alcune foto dell'alluvione che è passata a Bemaneviky. La strada per Ambanja è interrotta, ci ho messo sette ore per arrivare a Bemaneviky, attraversando fango, acqua e fiume. I confratelli stanno bene, l'opera è ormai tutta pulita, grazie agli interni, che hanno lavorato tantissimo in questi giorni, togliendo il fango da tutti gli ambienti, scuola, internato, chiesa, casa comunità, cappella, dispensario, Oratorio, depositi... L'insegnamento a scuola sta riprendendo. Adesso dovremmo vedere cosa fare e come aiutare la comunità che dovrà occuparsi di tutta la regione perché quasi tutte le piantagioni sono state distrutte.
Un caro saluto a tutti voi Vladimiro
 
Rapporto di Père Rosario Saro Vella
Salésiens
Mission Catholique Bemaneviky -  Madagascar
 
Carissimi amici,
La notte tra il 15 e il 16 marzo un ciclone si è abbattuto su tutta la vallata del Sambirano e ha inondato tutta la regione. L’acqua ha raggiunto il livello di circa due metri. 
Cerco di fare a voi una piccola cronaca :
 
Giovedì 15 marzo
Tutto regolare. Solo la radio aveva annunciato che ad Antalaha (più di 350 Km da Bemamenviky) c’era un ciclone che aveva preso la direzione Sud-ovest, quindi nessuna relazione con noi.
Il pomeriggio solo una piccola pioggia e il cielo nuvoloso. I ragazzi sono venuti regolarmente a scuola. Insomma un giorno normale. 
Siamo andati a guardare il fiume Sambirano : il livello dell’acqua molto basso.
 
Venerdì 16 marzo
La notte tra il 15 e il 16 invece una pioggia intensa e persistente.
Alle cinque del mattino le campane della nostra Chiesa suonano. E’ il segnale di allarme. Un gruppo di giovani erano andati a controllare il fiume e si accorgono che sta per straripare… 
In pochissimo tempo tantissime persone si trovano nel cortile. Ci scambiamo i saluti e i sorrisi di incoraggiamento e poi si decide il da fare.  
Pochi minuti dopo tutte le aule, stanze, saloni dei primi piani sono pronti ad accogliere la gente.
L’acqua non tarda a venire e già alle 7 ci arriva al ginocchio. In diversi punti del paese arriva anche alla cintola.
Tutti convergono alla Missione. I più robusti aiutano i più bisognosi e subito si crea un clima di fraternità e di solidarietà tra tutti.
Ci si accorge subito che in questi casi una parola di incoraggiamento, un sorriso, una stretta di mano, un fagotto portato insieme fa tantissimo. 
Un vecchio non vuole lasciare la casa e le sue poche cose. Vado insieme con due dei suoi figli e riusciamo a convincerlo e a portarcelo dietro.
Per la strada del ritorno incontriamo diversi giovani che portano sulle spalle gli anziani. Le mamme hanno in braccio i loro bambini. 
            Faccio un giro per le stanze strapiene. Più di duemila persone. 
Negli occhi di ognuno si può leggere la paura, la preoccupazione, la fiducia, la stanchezza, lo scoraggiamento, :.
Con diversi si intesse una conversazione : chi si dichiara fiducioso, chi pensa ai propri raccolti, chi ha un figlio in un’altro villaggio e non ha nessuna notizia, chi teme per la sua casa, chi guarda il cielo e le sue nuvole, chi rivolge una preghiera spontanea…
Ognuno porta il suo problema e la sua vita. Ritorno dal giro più ricco, ma più carico di problemi : cosa fare ? quanto tempo durerà il ciclone? I raccolti saranno distrutti ? Ci saranno dei morti ? Scoppierà qualche epidemia ? Dove troveremo acqua potabile ? 
            Anche le suore – con tanto coraggio e generosità– si rifugiamo al primo piano insieme con le ragazze interne e subito si dichiarano disponibili ad accogliere gli anziani, le donne incinte e I più bisognosi: 350 persone in pochissimo spazio. 
            Intanto nel villaggio I più robusti cercano di mettere al riparo le cose più preziose e più importanti.
Mettere al riparo - cioè in alto, ma come? – le invenzioni più geniali fanno capolino: corde che pendono dal posto più alto, travi che attraversano il tetto, quattro buoi sono legati ad una corda che attraversa due tetti vicini, due fusti galleggianti sostengono tanto materiale…
 
Ore 10 del mattino di venedì. L’acqua ha raggiunto i due metri, Nei posti più in bassi anche 3 metri. Nessuno più si riesce a muoversi dal suo rifugio. Solo 4 piroghe – pilotate da giovani esperti e coraggiosi - fanno qualche giro per soccorrere qualcuno. In effetti hanno salvato la vita a 6 persone : si erano rifugiate sul tetto delle loro case che poi non hanno retto alla forza dell’acqua e della corrente. Sono state portate subito da noi.
            Ci si ritrova nella incapacità di fare qualcosa, c’è solo la possibilità di comunicare : c’è chi si lamenta, chi prega, chi dice parole di speranze, chi annuncia sventure… Per fortuna la presenza dei bambini (che erano tanti ) rallegrava l’ambiente… Grandezza e bellezza dell’innocenza : c’è chi inventa il modo di giocare, di cantare, di fare uno scherzo al vicino di posto, di fare una domanda sciocca che crea ilarità, chi dorme tranquillamente in braccio alla madre, chi approfitta per recitare le poesie imparate a scuola…
 Insomma il tempo passa, anche se noi adulti cercavamo sempre un punto di riferimento per cercare di capire se l’acqua salita o – speriamo - scendeva… 
Fino alle 18 l’acqua è continuata a salire lentamente, centimetro per centimetro poi si è fermata.
Finalmente alle 21 il livello è cominciato a scendere : il cuore si è rassicurato e la stanchezza faceva chiudere qualche occhio. Dall’edificio di fronte al nostro un gruppo di giovani aveva già improvvisato una corale che continuò per l’intera notte fino al mattino. 
 
Sabato 17 marzo
Verso le sei del mattino un gruppo di giovani fa una perlustrazione nel villaggio : in alcune zone si può rientrare, in altre è meglio attendere.
Alle dieci la maggior parte della gente era ritornata a…casa.
Lascio pensare a voi le emozioni di ognuno nel rientrare nei posti familiari. 
 
Faccio un giro nel villaggio : « coraggio » « ricominciamo » « mettiamoci insieme » « ringraziamo il Signore che ci mantiene in vita » « non sarà un ciclone che ci fermerà ». Sono le brevi frasi che abbiamo sentito e che ci siamo ripetuti reciprocamente. 
Ore 12 ritorno alla missione. 
Chiamiamo a raduno tutti : la comunità salesiana, i nostri 35 ragazzi interni, due famiglie di insegnanti, le suore, le 40 ragazze interne e altri vicini. E’ stato un momento intenso di famiglia : ognuno ringraziava l’altro per la sua presenza e si senza parole si faceva un patto di reciproco aiuto. Poi facciamo i piani di lavoro e di pulizia degli ambienti. Un gruppo penserà alla cucina, un altro ai dormitori, un altro ai pozzi e all’acqua. Parola d’ordine : « ritornare alla vita di ogni giorno ».
Un canto alla Vergine Maria conclude l’incontro.
Decidiamo anche di dare la precedenza alla pulizia della chiesa : domani è domenica e la campana suonerà festosa, questa volta per radunarci e cantare la nostra lode al Signore. 
Ci avviamo alla chiesa, apriamo le porte e subito ci rendiamo conto che un giorno di lavoro non basta. Ritorniamo un po’ scoraggiati.
Per tutta risposta i nostri ragazzi fanno il loro giro e concludono: « Ce la faremo! Per domani la chiesa deve essere pronta »
Scherzosamente scommettiamo due caschi di banane.
 
Domenica 18.
Alle 9 la santa messa in chiesa (scommessa perduta ! Meno male)
Ora – quasi dappertutto l’acqua è partita ma ha lasciato mezzo metro di fango. Le capanne del villaggio hanno subito gravi danni, molte sono adagiate su un fianco, altre bisogna completamente rifarle. 
La cosa che ora si teme sono le epidemie (tifo, colera, dissenterie...) a causa dell’acqua inquinata. Del resto non c’è altra acqua potabile...
 
Lunedì 19 marzo
Cominciano le comunicazioni con gli altri villaggi.
A Morafeno un vecchietto è caduto nell’acqua e vi è rimasto.
A Migioko una famiglia intera è scomparsa. Il padre con il figlio più grande aveva pensato di trasportare un po’ di materiale in un luogo più sicuro. Aveva detto alla famiglia di aspettarlo per poi mettersi tutti in salvo. Quando è ritornato non ha più trovato la casa spazzata dalla corrente. I corpi delle sei persone rimaste saranno ritrovati il giorno dopo. La madre aveva ancora in stretta al petto la figlioletta di due settimane.
A Marotolana una famiglia invece è stata investita da uno smottamento di terra: dieci morti in una sola capanna.
Ad Ambohimarina altre tre persone.
Purtroppo il numero è ancora incompleto.
 
Martedì 20 marzo:
Per “ritornare alla vita di ogni giorno” decidiamo di chiamare i ragazzi della scuola per pulire le aule. Tutti disponibili.
Difficoltà principale: dove buttare i 40 cm di fango di ogni aula? 
Mentre si lavoro ognuno racconta come ha vissuto questo momento.
La scuola è diventata una famiglia.
Il riso o il resto del cibo rimasto in casa è stato portato via dall’acqua. Molta gente è venuta a presentarci il loro problema e con loro abbiamo diviso il nostro cibo. Per fortuna la nostra riserva di riso era stata trasferita dai nostri ragazzi nei primi piani, cosi’ ci è stato possibile venire incontro ai bisogni di tante famiglie.
 
Mercoledì 21 marzo
Facciamo qualche “bilancio”
Le coltivazioni all’80% sono compromesse. Soprattutto il riso sommerso completamente dall’acqua non darà più nessuna speranza di raccolto.
Molti gli animali da allevamento sono morti annegati. Per qualche famiglia era l’unico sostegno. 
Il 20 % delle capanne è crollato. Evidentemente tutte le case hanno subito gravi danni.
Il problema sanitario è preoccupante. Già la nostra Dottoressa Lucie è al lavoro
I bambini sono i più colpiti sopratutto alle vie respiratorie. I problemi intestinali, causati dall’acqua non potabile, cominciano ad emergere, ma – a detta della dottoressa – esploderanno tra qualche giorno.
Si temono delle epidemie e delle malattie.
 
Carissimi amici,
ho cercato di farvi parte della nostra vita e della vita della gente.
Ho scritto ciò che avevo in cuore e vorrei parlare al vostro cuore. E il vostro cuore avrà compreso tante altre cose che sono difficili ad esprimersi.
            Scusa se passo al singolare:
  • Se credi in Dio Amore ringrazialo insieme con noi e offri un po’ della tua preghiera per questa gente.
  • Se credi che ogni uomo è tuo fratello, sentiti anche tu ferito
  • Se dentro senti qualcosa: è la voce di Dio che ti chiama. Mettila in pratica. 
 
Ti auguro Buona Pasqua di Resurrezione. Noi la faremo nei villaggi più colpiti.
 
P. Saro Vella
 
Non so come riuscirò ad inviare questo messaggio-appello a tutte le persone che ci conoscono. Grazie se anche tu puoi comunicarlo ad altri. 
 
 
IL NOSTRO AIUTO.
La Fondazione Mago Sales dice di si alla richiesta di aiuto alla popolazione duramente colpita da questa tremenda calamità e si impegna a raccogliere e inviare quanti più aiuti possibile.
Ognuno può contribuire a questa nuova raccolta fondi. Anche un piccolo contributo in denaro, unito a quello di tanti altri, può portare alla normalità questa parte della nostra terra abitata da tutti noi.
 
Grazie per questo.