EMERGENZA CICLONE A BEMANEVIKY
Sono pochi giorni fa il nord dell’isola è stato quasi completamente devastato dalla potenza di un ciclone proveniente dall’oceano indiano.
Una lettera del missionario Padre Rosario Saro Vella che è giunta oggi (23 marzo 2007) alla sede della nostra Fondazione, contiene una descrizione dei disastri provocati dal ciclone e un accorato appello per aiutare la popolazione fortemente colpita da questa tremenda alluvione..
L’acqua resta un bene indispensabile all’umanità, ma molte popolazioni della terra ne lamentano la mancanza. Proprio in questo mese di marzo alcune organizzazioni di solidarietà hanno iniziato una campagna per raccogliere fondi a sostegno delle terre senz’acqua. A volte però, in caso di alluvioni, l’abbondanza di acqua può provocare forti disastri, come è appunto successo in Madagascar. In entrambi i casi (mancanza o abbondanza) l’acqua può generare grandi problemi di sopravvivenza. L’aiuto che la nostra Fondazione chiede rientra in questa campagna per l’acqua. Soprattutto è un aiuto a vantaggio dei bambini del mondo, che in quanto deboli e indifesi sono sempre le vittime più colpite.
Lettera del missionario salesiano don Vladimiro e richiesta di aiuto
Salve,
scusate se vi disturbo, ma sono appena tornato da Bemaneviky, dove mi sono recato domenica scorsa, appena passato il ciclone. Vi allego la lettera di Saro Vella, dove descrive la venuta del ciclone. Vi invio anche alcune foto dell'alluvione che è passata a Bemaneviky. La strada per Ambanja è interrotta, ci ho messo sette ore per arrivare a Bemaneviky, attraversando fango, acqua e fiume. I confratelli stanno bene, l'opera è ormai tutta pulita, grazie agli interni, che hanno lavorato tantissimo in questi giorni, togliendo il fango da tutti gli ambienti, scuola, internato, chiesa, casa comunità, cappella, dispensario, Oratorio, depositi... L'insegnamento a scuola sta riprendendo. Adesso dovremmo vedere cosa fare e come aiutare la comunità che dovrà occuparsi di tutta la regione perché quasi tutte le piantagioni sono state distrutte.
Un caro saluto a tutti voi Vladimiro
Rapporto di Père Rosario Saro Vella
Salésiens
Mission Catholique Bemaneviky - Madagascar
Carissimi amici,
La notte tra il 15 e il 16 marzo un ciclone si è abbattuto su tutta la vallata del Sambirano e ha inondato tutta la regione. L’acqua ha raggiunto il livello di circa due metri.
Cerco di fare a voi una piccola cronaca :
Giovedì 15 marzo
Tutto regolare. Solo la radio aveva annunciato che ad Antalaha (più di 350 Km da Bemamenviky) c’era un ciclone che aveva preso la direzione Sud-ovest, quindi nessuna relazione con noi.
Il pomeriggio solo una piccola pioggia e il cielo nuvoloso. I ragazzi sono venuti regolarmente a scuola. Insomma un giorno normale.
Siamo andati a guardare il fiume Sambirano : il livello dell’acqua molto basso.
Venerdì 16 marzo
La notte tra il 15 e il 16 invece una pioggia intensa e persistente.
Alle cinque del mattino le campane della nostra Chiesa suonano. E’ il segnale di allarme. Un gruppo di giovani erano andati a controllare il fiume e si accorgono che sta per straripare…
In pochissimo tempo tantissime persone si trovano nel cortile. Ci scambiamo i saluti e i sorrisi di incoraggiamento e poi si decide il da fare.
Pochi minuti dopo tutte le aule, stanze, saloni dei primi piani sono pronti ad accogliere la gente.
L’acqua non tarda a venire e già alle 7 ci arriva al ginocchio. In diversi punti del paese arriva anche alla cintola.
Tutti convergono alla Missione. I più robusti aiutano i più bisognosi e subito si crea un clima di fraternità e di solidarietà tra tutti.
Ci si accorge subito che in questi casi una parola di incoraggiamento, un sorriso, una stretta di mano, un fagotto portato insieme fa tantissimo.
Un vecchio non vuole lasciare la casa e le sue poche cose. Vado insieme con due dei suoi figli e riusciamo a convincerlo e a portarcelo dietro.
Per la strada del ritorno incontriamo diversi giovani che portano sulle spalle gli anziani. Le mamme hanno in braccio i loro bambini.
Faccio un giro per le stanze strapiene. Più di duemila persone.
Negli occhi di ognuno si può leggere la paura, la preoccupazione, la fiducia, la stanchezza, lo scoraggiamento, :.
Con diversi si intesse una conversazione : chi si dichiara fiducioso, chi pensa ai propri raccolti, chi ha un figlio in un’altro villaggio e non ha nessuna notizia, chi teme per la sua casa, chi guarda il cielo e le sue nuvole, chi rivolge una preghiera spontanea…
Ognuno porta il suo problema e la sua vita. Ritorno dal giro più ricco, ma più carico di problemi : cosa fare ? quanto tempo durerà il ciclone? I raccolti saranno distrutti ? Ci saranno dei morti ? Scoppierà qualche epidemia ? Dove troveremo acqua potabile ?
Anche le suore – con tanto coraggio e generosità– si rifugiamo al primo piano insieme con le ragazze interne e subito si dichiarano disponibili ad accogliere gli anziani, le donne incinte e I più bisognosi: 350 persone in pochissimo spazio.
Intanto nel villaggio I più robusti cercano di mettere al riparo le cose più preziose e più importanti.
Mettere al riparo - cioè in alto, ma come? – le invenzioni più geniali fanno capolino: corde che pendono dal posto più alto, travi che attraversano il tetto, quattro buoi sono legati ad una corda che attraversa due tetti vicini, due fusti galleggianti sostengono tanto materiale…
Ore 10 del mattino di venedì. L’acqua ha raggiunto i due metri, Nei posti più in bassi anche 3 metri. Nessuno più si riesce a muoversi dal suo rifugio. Solo 4 piroghe – pilotate da giovani esperti e coraggiosi - fanno qualche giro per soccorrere qualcuno. In effetti hanno salvato la vita a 6 persone : si erano rifugiate sul tetto delle loro case che poi non hanno retto alla forza dell’acqua e della corrente. Sono state portate subito da noi.
Ci si ritrova nella incapacità di fare qualcosa, c’è solo la possibilità di comunicare : c’è chi si lamenta, chi prega, chi dice parole di speranze, chi annuncia sventure… Per fortuna la presenza dei bambini (che erano tanti ) rallegrava l’ambiente… Grandezza e bellezza dell’innocenza : c’è chi inventa il modo di giocare, di cantare, di fare uno scherzo al vicino di posto, di fare una domanda sciocca che crea ilarità, chi dorme tranquillamente in braccio alla madre, chi approfitta per recitare le poesie imparate a scuola…
Insomma il tempo passa, anche se noi adulti cercavamo sempre un punto di riferimento per cercare di capire se l’acqua salita o – speriamo - scendeva…
Fino alle 18 l’acqua è continuata a salire lentamente, centimetro per centimetro poi si è fermata.
Finalmente alle 21 il livello è cominciato a scendere : il cuore si è rassicurato e la stanchezza faceva chiudere qualche occhio. Dall’edificio di fronte al nostro un gruppo di giovani aveva già improvvisato una corale che continuò per l’intera notte fino al mattino.
Sabato 17 marzo
Verso le sei del mattino un gruppo di giovani fa una perlustrazione nel villaggio : in alcune zone si può rientrare, in altre è meglio attendere.
Alle dieci la maggior parte della gente era ritornata a…casa.
Lascio pensare a voi le emozioni di ognuno nel rientrare nei posti familiari.
Faccio un giro nel villaggio : « coraggio » « ricominciamo » « mettiamoci insieme » « ringraziamo il Signore che ci mantiene in vita » « non sarà un ciclone che ci fermerà ». Sono le brevi frasi che abbiamo sentito e che ci siamo ripetuti reciprocamente.
Ore 12 ritorno alla missione.
Chiamiamo a raduno tutti : la comunità salesiana, i nostri 35 ragazzi interni, due famiglie di insegnanti, le suore, le 40 ragazze interne e altri vicini. E’ stato un momento intenso di famiglia : ognuno ringraziava l’altro per la sua presenza e si senza parole si faceva un patto di reciproco aiuto. Poi facciamo i piani di lavoro e di pulizia degli ambienti. Un gruppo penserà alla cucina, un altro ai dormitori, un altro ai pozzi e all’acqua. Parola d’ordine : « ritornare alla vita di ogni giorno ».
Un canto alla Vergine Maria conclude l’incontro.
Decidiamo anche di dare la precedenza alla pulizia della chiesa : domani è domenica e la campana suonerà festosa, questa volta per radunarci e cantare la nostra lode al Signore.
Ci avviamo alla chiesa, apriamo le porte e subito ci rendiamo conto che un giorno di lavoro non basta. Ritorniamo un po’ scoraggiati.
Per tutta risposta i nostri ragazzi fanno il loro giro e concludono: « Ce la faremo! Per domani la chiesa deve essere pronta »
Scherzosamente scommettiamo due caschi di banane.
Domenica 18.
Alle 9 la santa messa in chiesa (scommessa perduta ! Meno male)
Ora – quasi dappertutto l’acqua è partita ma ha lasciato mezzo metro di fango. Le capanne del villaggio hanno subito gravi danni, molte sono adagiate su un fianco, altre bisogna completamente rifarle.
La cosa che ora si teme sono le epidemie (tifo, colera, dissenterie...) a causa dell’acqua inquinata. Del resto non c’è altra acqua potabile...
Lunedì 19 marzo
Cominciano le comunicazioni con gli altri villaggi.
A Morafeno un vecchietto è caduto nell’acqua e vi è rimasto.
A Migioko una famiglia intera è scomparsa. Il padre con il figlio più grande aveva pensato di trasportare un po’ di materiale in un luogo più sicuro. Aveva detto alla famiglia di aspettarlo per poi mettersi tutti in salvo. Quando è ritornato non ha più trovato la casa spazzata dalla corrente. I corpi delle sei persone rimaste saranno ritrovati il giorno dopo. La madre aveva ancora in stretta al petto la figlioletta di due settimane.
A Marotolana una famiglia invece è stata investita da uno smottamento di terra: dieci morti in una sola capanna.
Ad Ambohimarina altre tre persone.
Purtroppo il numero è ancora incompleto.
Martedì 20 marzo:
Per “ritornare alla vita di ogni giorno” decidiamo di chiamare i ragazzi della scuola per pulire le aule. Tutti disponibili.
Difficoltà principale: dove buttare i 40 cm di fango di ogni aula?
Mentre si lavoro ognuno racconta come ha vissuto questo momento.
La scuola è diventata una famiglia.
Il riso o il resto del cibo rimasto in casa è stato portato via dall’acqua. Molta gente è venuta a presentarci il loro problema e con loro abbiamo diviso il nostro cibo. Per fortuna la nostra riserva di riso era stata trasferita dai nostri ragazzi nei primi piani, cosi’ ci è stato possibile venire incontro ai bisogni di tante famiglie.
Mercoledì 21 marzo
Facciamo qualche “bilancio”
Le coltivazioni all’80% sono compromesse. Soprattutto il riso sommerso completamente dall’acqua non darà più nessuna speranza di raccolto.
Molti gli animali da allevamento sono morti annegati. Per qualche famiglia era l’unico sostegno.
Il 20 % delle capanne è crollato. Evidentemente tutte le case hanno subito gravi danni.
Il problema sanitario è preoccupante. Già la nostra Dottoressa Lucie è al lavoro
I bambini sono i più colpiti sopratutto alle vie respiratorie. I problemi intestinali, causati dall’acqua non potabile, cominciano ad emergere, ma – a detta della dottoressa – esploderanno tra qualche giorno.
Si temono delle epidemie e delle malattie.
Carissimi amici,
ho cercato di farvi parte della nostra vita e della vita della gente.
Ho scritto ciò che avevo in cuore e vorrei parlare al vostro cuore. E il vostro cuore avrà compreso tante altre cose che sono difficili ad esprimersi.
Scusa se passo al singolare:
- Se credi in Dio Amore ringrazialo insieme con noi e offri un po’ della tua preghiera per questa gente.
- Se credi che ogni uomo è tuo fratello, sentiti anche tu ferito
- Se dentro senti qualcosa: è la voce di Dio che ti chiama. Mettila in pratica.
Ti auguro Buona Pasqua di Resurrezione. Noi la faremo nei villaggi più colpiti.
P. Saro Vella
Non so come riuscirò ad inviare questo messaggio-appello a tutte le persone che ci conoscono. Grazie se anche tu puoi comunicarlo ad altri.
IL NOSTRO AIUTO.
La Fondazione Mago Sales dice di si alla richiesta di aiuto alla popolazione duramente colpita da questa tremenda calamità e si impegna a raccogliere e inviare quanti più aiuti possibile.
Ognuno può contribuire a questa nuova raccolta fondi. Anche un piccolo contributo in denaro, unito a quello di tanti altri, può portare alla normalità questa parte della nostra terra abitata da tutti noi.
Grazie per questo.