ASIA
India
India

SITUAZIONE
L'India con il suo fascino, ma con le sue contraddizioni di sempre;
con la sua storia millenaria, ma con la cronaca triste di fame, di
malattie e di stenti di ogni giorno; con i suoi personaggi che l'hanno
amata e resa famosa al mondo (da Ghandi a Madre Teresa), ma anche
con le sue tristi storie di sangue…
L'India di ieri, l'India di oggi è senz'altro il paese che
ognuno di noi vorrebbe visitare. Non è quindi un caso che proprio
l'India sia la regione non europea nella quale si è sviluppata
più rapidamente la Società Salesiana. Oggi la Famiglia
Salesiana conta nel sub continente nove Circoscrizioni e sei Ispettorie.
I primi Salesiani arrivarono nel paese ottant'anni fa e presero dimora
al sud, nella diocesi di Madras. Di li si diffonderanno presto in
tutto il territorio dall'Imalaia alle coste dell'oceano indiano…
e Calcutta, zeppa di giovani poveri e abbandonati, diventerà
la città più amata dai Salesiani. Proprio qui l'associazione
Mago Sales ha tantissime adozioni a distanza.
INDIRIZZI
MISSIONARI (2003)
- P. Anthony Thaiparambil
Don Bosco Ashalayam
158, Belilious Road
Howrah –711 101
West Bengal – India
- P. Verzotto Joseph ( Progetto motoretta)
Salesians of don Bosco
52A Radhanath Clowdhury Road
Calcutta - 700 015
India
-
P. D’Souza Barbane
Shelter Don Bosco
Wadala
Mumbai 400 031
India
-
Missionarie della carità (Suore di Madre Teresa)
Casa Madre
Calcutta – India
- P. Aymanathil Joseph (progetto case)
Don Bosco Nitida
52A Radhanath Clowdhury Road
Calcutta - 700 015
India |
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NOTIZIE
SULL'OPERA SALESIANA DON BOSCO ASHALAYAM
Kanu ha 12 anni, occhi vispi, sorriso aperto. Ti guarda con grande
curiosità. Se gli chiedi da dove viene, risponde che la sua
casa è sempre stata la strada. Ha i genitori, ma non sa bene
dove stiano. Forse ha fratelli e sorelle, ma anche di loro non ha
notizie da molto tempo. Amici, invece, ne ha tanti. Sono tutti i ragazzi
che affollano Howrah, la stazione centrale di Calcutta. Saltellano
tra i binari, girano per le strade facendo qualche lavoretto per sopravvivere,
raccolgono vetri e stracci. Quasi tutti sono fuggiti. Dalla separazione
dei genitori, da una madre che si prostituisce, da un padre alcolizzato.
Qualcuno fugge semplicemente per cercare la libertà. Ma da
qualche mese Kanu non abita più tra i binari, ha trovato una
casa vera: l'Ashalayam Don Bosco, la Casa della Speranza, alla periferia
di Calcutta.
PADRE
ANTHONY
La storia di questa casa per i ragazzi di Calcutta incomincia 14 anni
fa, quando un salesiano indiano, padre Anthony Thaiparambil, che lavora
nelle carceri minorili, si accorge che molti ragazzi che arrivano
in prigione, provengono proprio dai binari delle stazioni ferroviarie.
Incomincia ad andare là ogni giorno. Li osserva, li ascolta,
scopre che hanno solo un grande bisogno di affetto. Alcuni necessitano
anche di cure mediche, piccole medicazioni, un cerotto, una garza...Così,
nel gennaio 1986, padre Anthony trova una baracca nel centro di una
bidonville, dove abitano i più poveri tra i poveri e vi si
stabilisce. Quella baraccopoli è diventata poi famosa con il
libro e il film "La città della gioia".
UNA
CASA VERA
A poco a poco i ragazzi fanno amicizia con padre Anthony. Lo vanno
a trovare. Incominciano a fermarsi a mangiare e dormire. Vorrebbero
restare lì tutto il giorno. Padre Anthony chiede a tutti di
contribuire alle spese facendo piccoli lavori di artigianato, versando
qualcosa per la mensa. Così insegna loro un lavoro, insegna
a guadagnare e a mettere da parte un po' di soldi. In un primo tempo
i binari diventano anche la scuola dove padre Anthony insegna a leggere
e a scrivere. Così i ragazzi capiscono che per avere un futuro
la strada non basta, ci vuole cultura, conoscenza di un mestiere.
Così chiedono di frequentare la scuola regolarmente. Un giorno
padre Anthony li accompagna a visitare un istituto tecnico. I ragazzi
rimangono a bocca aperta, estasiati dalla bellezza dei macchinari.
I più grandi chiedono di imparare.
LIBERI DI ANDARE, LIBERI DI TORNARE
La baracca è la prima di molte case. Oggi sono venti. I ragazzi
di Calcutta vi abitano e trovano un'alternativa importante alla strada.
La porta delle venti case dell'Ashalayam è sempre aperta per
i ragazzi. Tutti possono entrarvi, abitarvi, andare alla scuola del
quartiere. All'interno della casa si preparano vari lavori di artigianato.
Su ogni lavoro c'è un'etichetta che dice: "fatto dai ragazzi
del Don Bosco Ashalayam", un progetto per i ragazzi della strada,
che non tiene in nessun conto la casta, il credo o il sesso. I profitti
della vendita andranno direttamente in un conto che raccoglie i risparmi
e che permetterà ai ragazzi, un domani, di costruirsi una casa
con le loro mani e di diventare parte integrante della società.
Ma chi vuole può andarsene, in ogni momento. Ognuno può
decidere di tornare a saltare tra i binari, a rubacchiare per sopravvivere.
Le porte sono aperte. La libertà è un grande valore.
I ragazzi lo imparano facendone l'esperienza.
AMICI
Kanu sa bene che è libero, che può andarsene quando
vuole. E lui ogni tanto scappa. Ma torna sempre. Perchè qui
trova padre Mathew e Christiane, una volontaria svizzera. Trova William,
un volontario indù che ha dedicato la sua vita a questo progetto.
Trova Paola, un'italiana che vive a Calcutta e gli fa un po' da mamma,
controlla i compiti, lo incoraggia, lo sgrida anche... Così,
quando Kanu scappa, torna sempre. Come gli altri 70 bambini del centro,
anche lui va a scuola la mattina. Il pomeriggio gioca o fa cornici
di carta. Altri lavorano in stamperia, altri dipingono a mano o lavorano
il cuoio. Tutti contribuiscono alla pulizia del centro, al riordino
delle stanze, dei laboratori, dei bagni, danno una mano in cucina.
SOLO UNA GOCCIA?
Il centro di Ashalayam, la Casa della Speranza, è solo un piccolo
intervento, tra i tanti che sarebbero urgenti per salvare i 100.000
ragazzi che, secondo l'UNICEF, vivono per le strade di Calcutta. Ci
sono volontari che vanno ogni giorno nelle stazioni e per le strade,
chiacchierano con loro, giocano, fanno un po' di scuola. Li invitano
nei centri, dove possono trovare qualcosa da mangiare, oltre che ascolto,
affetto e consigli. Così capita che, se qualcuno è semplicemente
fuggito di casa, ci ripensa e spesso ritorna in famiglia. Chi non
ha nessuno, invece, trova qui una famiglia e ricomincia a vivere.
C'è anche una fattoria in campagna, adibita a struttura per
gli handicappati. Oggi l'Ashalayam Don Bosco, nei suoi venti centri,
accoglie 360 ragazzi tra i 5 e i 18 anni. In strada ne segue più
di 1500. Certo, non è un lavoro facile. I risultati non sono
sempre incoraggianti: solo 41, sino ad oggi, sono riusciti, una volta
maggiorenni, a comprarsi un lotto di terreno, 27 hanno una casa propria,
16 si sono sposati. Ma padre Anthony, quando qualcuno gli dice che
il suo progetto è come una goccia nell'oceano, risponde: "No,
non nell'oceano, una goccia nel deserto. A cui si aggiungono, man
mano, tante altre gocce".
PROGETTI