E' troppo facile dire "Non c'entro",
e distribuire demeriti e peccati;
è troppo comune pensare: "Non io"
e ritenersi diversi dai tanti,
illegali e amorali;
è troppo liberatorio dire: "Non m'interessa",
e arroccarsi in un piccolo gruppo,
o setta di benpensanti;
è troppo semplice ripetere: "non so"
e nascondersi dietro coltri di paura;
Siamo come bimbi,
intrappolati nelle nostre bugie,
coscienti solo dei nostri privilegi.
Basterebbe chiedersi: "Perché?",
mentre un gallo canta,
tra il vociare di serve curiose
accanto a un fuoco di sera.
che si consuma tra colpe e amarezze.
le mie.
Poi incontri lo sguardo di Gesù che porta la croce.
E ti ritrovi povero,
vuoto di meriti,
carico di colpe
ma
ricco di perdono.
Al di la del Calvario,
sul fare del giorno
Tu, ancora ci attendi
per ridonarci una speranza
e un mondo nuovo,
come all'inizio del tempo.
Desiderio di nuovo
Voglia di pace
Ribellione di ipocrisie,
e quello che sai è solo
quello che non vuoi più essere:
un contabile di pregi,
un benestante,
un dispensatore di consigli,
un adulto rassegnato,
un idealista,
un cristiano praticante,
un prete di privilegi.
E il reale si perde nel sogno
e vorresti rotolarti in un prato
e sentire l'odore caldo della conserva
tra la vendemmia e la pulitura delle pannocchie,
sull'aia di nonna Matilde.
e ti senti felice,
libero,
nella gioia di allora
bambino di un tempo
Come Pietro a cui ora
hanno messo in testa tre corone,
ma ancora sogna una barca
sul suo lago di Tiberiade;
o don Bosco a cui
hanno dato un ufficio e tanti segretari,
ma ripensa ad un prato
con una corda tesa
tra i due meli dei Becchi.
Io vedo liturgie di preti, di canonici, di adulti
di
norme e di decreti.
liturgie vuote e piene di se, pratiche di orazioni recitate
a memoria,
in cui si manda fuori il bimbo che piange,
e il divorziato non ha cittadinanza, anche se abbandonato
e senza colpa.
Liturgie di ascolto
processioni di litanie, svenimenti
d'incenso,
confini nel dire e paratie nel fare.
Io sento omelie come cantilene su temi di angeli, di paradisi
d'inferni,
lontane dal disoccupato che ascolta, dal malato che sa, dal
giovane che vuole e teme il cammino della vita, dalla nonna
saggia ma senza cultura
e piena di Dio.
Liturgie senza mani
.
E io sogno liturgie e messe di gioia, in cui la preghiera
è festa
e il canto ti prende il cuore,
come un ciarlatano allegro, in cui ognuno ritrova se stesso,
per dire grazie, per perdonare e essere perdonato
per amare.
Sogno liturgie e messe che abbiano il sapore del pane e del
vino
su un tavolo spoglio nelle sere d'inverno,
il gusto dell'amato che giunge
e dell'atteso che ritorna
il gusto di Te.
Se mi chiedete di essere canonico di liturgie imposte
Allora io preferisco star fuori dal coro.
Se mi chiedete di essere prete d'ufficio, ad orario, per un
gruppo
allora, vi dico, che non mi considero prete.
Se mi imponete di mettere in soffitta magia e sorriso,
io mi dichiaro bambino del mondo
e chiedo a giudizio i tanti bambini poveri del Pakistan, dell'India,
di Haiti, della Somalia, del Vietnam, della Nigeria, ecc,
con cui ho barattato un sorriso per un pezzo di Paradiso.
Lasciatemi essere prete così
con l'unico scandalo,
ora, di credere nella gioia, nella burla, nel gioco come fossero
sacramento di amore e perdono di colpe.
Se mi chiedete di essere prete di carriera, canonico, vescovo
io vi dico che sto bene così
con il nome con
cui mi chiamava mia madre: Silvio
e mi fa piacere il "Dai Silvio, vieni a giocare con me",
di un bimbo di 2 o 3 anni
Mi mette a disagio sentirmi chiamare Reverendo.
Non mi offende presentarmi come "mago Sales".
La magia più riuscita è quella di guardarsi
negli occhi e donarsi un sorriso
Anche durante una messa
E sentirsi vivi
liberi di amare
E assaporare l'aria
liberata dai fiati.
Dammi la gioia del dono e la pazienza del ricominciare,
l'umiltà nelle cose fatte bene e l'attesa della gente,
del bramino che canta,
dell'ebreo che ride,
dell'islamico che prega,
del povero che soffre.
Dammi solo il respiro di un bimbo che gioca,
il sospiro di un anziano che sente amore,
l'entusiasmo di un giovane che ama.
Dammi una vita
che non segua la ragionevolezza del mercato,
del dare e dell'avere,
del profitto e delle perdite.
Non voglio essere un ragioniere del mondo,
un imprenditore di Dio, un praticante,
un missionario, un crociato, un tesserato
Non c'è nulla di solido,
di fermo,
di controllabile con Te.
E non ci sono canestri per i meriti.
Dammi solo l'amore dei giovani.
Il sorriso dei bimbi,
le lacrime di mia madre
in quel giorno del mio sacerdozio.
Dammi il coraggio di un piccola tenerezza.
Dammi preghiere folli,
per ascoltare i tuoi lunghi silenzi.
E cammino tra questa gente
straniero,
sconosciuto.
Tendo la mano
e la chiudo.
Inafferrabile presa
Sembra aria:
sei tu.
Pomeriggio di sole, di polvere
di aria calda
tra l'odore delle spezie
e il profumo delle mangrovie,
tra il rumore dei carri
e il suono vociante di un mercato afgano
Diafana cantilena di terre lontane
Rincorrersi di suoni, di odori
di emozioni:
pianto di bimbi,
preghiera di bramini,
lamenti di muezzin,
richiamo di mercanti,
suono di campanelli
risa di turisti.
E cammino tra questa gente
con la mia mano chiusa.
Passo gemello,
silenzioso discorrere
come in un bianco deserto.
Vorrei correre a nascondermi
in un angolo buio,
in una nicchia vuota
nel cavo di un petalo di loto
appena sbocciato per noi.
Ma cammino tra questa gente
che ora già amo;
accanto al bimbo che piange,
al bramino che prega,
al mendicante che implora,
al mercante che offre
E un coro di fanciulli mi prende per mano
e mi invita,
insinuante lamento,
a fare qualche cosa di piccolo,
di grande
per loro
per noi.
Una donna coperta di misera tela,
ornata di nulla,
vestita di tutto,
vestita di Te.
Reliquia di un cuore che batte,
che soffre,
che cerca,
che spera,
che implora perdono,
anche per se
nell'abbraccio su un bimbo che muore.
Prime pratoline
Bianchi, tenui cesti di baci,
tiepidi come un fiore sbocciato
nella rugiada del mattino
tra l'incolto del bosco.
Prime pratoline.
Sembri un oceano di luci,
un uragano di colori
e sei un nido
per la mia stanchezza.
Lamento di un bimbo che nasce,
tra attese carezze
e premura di gente.
Qui tra bianche lenzuola.
Presagio di un mondo più bello,
dove la vita è un diritto
e l'alba sconfigge il tramonto.
Gioia di un bimbo che gioca
tra arcobaleni di soli
e indifferenza di gente.
Ovunque, in terre e lingue diverse.
Presagio di un mondo più bello,
dove il giorno è senza guadagno
e nemmeno matura profitto,
ma dolcezza e nostalgia ventura.
Silenzio di un bimbo che muore
tra agonie di canti
e il perché della gente.
Laggiù tra la polvere e il fango,
presagio di lunghissime notti,
dove l'alba tarda a venire
e la vita si secca in un pianto.
Lamento, gioia, silenzio di un Dio che nasce, che gioca,
che muore,
tra una capanna e una croce.
Qui sulla terra di sempre,
di tutti.
Presagio di un cielo infinito
dove un bimbo rinasce
accanto
dentro a un vecchio che muore.
Il giorno è breve
ma trabocca di ricordi
dolci, amari,
tiepidi come le nebbie d'autunno,
caldi come le messi nei campi
lunghi come le sere d'inverno,
e io chiudo le mie mani
con dentro la mia vita
e la tua
Presto sarà Natale,
ancora una volta
e
per i tanti sarà un'attesa
per qualcosa,
per qualcuno.
Ma tu non aspettare nulla,
perché quel qualcuno,
quel qualcosa
è già qui.
E' nei tuoi occhi
che si illuminano alla speranza
e si flettono al perdono,
E' nel tuo cuore
che si desta alla vita
e chiede fiducia,
E' nelle tue mani
che non si stringono a difesa,
ma si aprono
per donare un saluto,
un aiuto,
una carezza
E' nei tuoi pensieri
quando si volgono al bello e al buono del mondo
e lasciano ad altri meriti, primati e profitti.
È nella tua coscienza
che non cede a compromessi
né si vende per trenta denari,
ma predilige la giustizia alla convenienza.
E' nella tua volontà
quando ti esalti per una guerra non fuori di te
ma dentro di te,
contro la paura,
il dubbio,
l'avidità,
l'orgoglio,
l'ambizione
E' nelle tue lacrime
che sanno riconoscere una sconfitta
e rigano le tue guance
nel vedere e non capire il male del mondo,
la ingiusta sofferenza di un bambino irakeno,
di un bambino indiano,
di un bambino africano.
In questa lunghissima notte di fine dicembre
quando tutti pensano di essere più buoni
e in molti si sentono più soli,
tu cerca di essere solo te stesso
un piccolo-immenso disegno di Dio
in un mondo che ti attende
come una mano aperta
verso qualcosa,
verso qualcuno,
verso di te.
Ti voglio bene
e ti auguro di diventare presto uomo
restando bambino.
Buon Natale
Frammisto a tenere palme
e robuste mangrovie
un fiore gioca sulla sabbia,
bianco di colori,
tra armonie di suoni
e sfumate iridescenze.
Poi
improvviso e inatteso,
il mare diventa oceano di vento
e l'aria si riempie di lamenti.
Un istante infinito...
per disegnare
una nuova sconsolata geografia
fino a quando il mare ritorna nel suo letto,
lasciando uno stelo reciso sulla sabbia,
rosso di sangue
tra silenzi di ali
e parole senza voci
Intanto il cielo,
confuso tra nuvole di vento,
accoglie uno, due, dieci, mille fiori,
bianchi di colori,
come un arcobaleno di sole
che ancora risplende
per attenuare la disperazione
dal mondo
.
Mentre una tenera mano
raccoglie una zolla
di umida terra,
per un nuovo innesto
di coraggiosa speranza.
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